Cremonini live, a Bologna è magia

26 Giu , 2025 - Bologna

Cremonini live, a Bologna è magia

Cesare Cremonini, il re di Bologna è tornato a cantare nella sua città

Ci sono concerti che sono solo musica. E poi ci sono serate come quelle del 19 e 20 di giugno allo Stadio Renato Dall’Ara, in cui la musica diventa pelle, sangue, battito. Cesare Cremonini è tornato a casa, nella sua Bologna, e la città lo ha accolto come si fa con un figlio, un fratello, un amico di sempre. Un abbraccio lungo una notte, in uno stadio gremito da oltre 40.000 persone, pronte a lasciarsi travolgere da un’esperienza che è andata ben oltre la scaletta. “Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno”, sembrava dire il cuore della città.

Fin dalle prime note, l’atmosfera era carica di un’energia elettrica, palpabile. Le luci, la scenografia imponente, il boato del pubblico: tutto ha contribuito a creare un crescendo emotivo che non ha mai perso il ritmo. Ma al centro della scena, c’era lui: Cesare. Carismatico, elegante, visibilmente emozionato ma in pieno controllo di un palco che per lui non è solo lavoro, ma casa.

La scaletta è stata un viaggio tra passato e presente, tra hit che hanno segnato intere generazioni e brani più recenti che raccontano un artista sempre in evoluzione. “Dev’essere così”, “Logico”, “La nuova stella di Broadway”, “Vieni a vedere perché”, “Nessuno vuole essere Robin”, “San Luca” duettata insieme a Luca Carboni: ogni canzone ha trovato un pubblico che la conosceva a memoria, pronto a cantare ogni parola come un mantra, come una dichiarazione d’identità.

E poi c’è stata “50 Special”, l’urlo liberatorio di una generazione, il momento in cui lo stadio si è trasformato in un’unica grande Vespa lanciata a tutta velocità tra i colli bolognesi. Lacrime, risate, mani alzate, abbracci, baci e corpi che ballavano come se il tempo non fosse mai passato: era nostalgia, ma era anche felicità pura. Una celebrazione della vita, del tempo che corre, e di ciò che resta.

Tra una canzone e l’altra, Cesare ha parlato con una sincerità che solo lui sa esprimere, mescolando ironia e delicatezza, spavalderia e dolcezza.
“Ogni volta che torno qui, sento che non me ne sono mai andato davvero. Bologna è il mio inizio, ma anche il mio punto di arrivo, è la mia casa” ha detto.

In ogni angolo dello stadio c’erano storie diverse: adolescenti che vivevano la loro prima esperienza, adulti cresciuti con i Lunapop, famiglie intere che avevano percorso chilometri per essere presenti. Ma in quel momento, sotto quel cielo illuminato da musica e luci, sembrava che tutti condividessero la stessa emozione. Un modo per riscoprire il potere della musica nel ricomporre i pezzi della nostra storia, nel colmare le distanze e nel farci sentire meno soli. È stato un inno alla bellezza dell’appartenenza, al coraggio di mettersi a nudo, all’orgoglio di tornare là dove tutto è cominciato.

Cremonini ha dimostrato ancora una volta di essere non solo un performer straordinario, ma un vero artista. Capace di emozionare, di far riflettere, di risvegliare ricordi e nuove visioni. Sa parlare a tutti, senza mai perdere la sua autenticità.

Il finale, con l’intero stadio intero in piedi, le voci al cielo e i cuori pieni, è stato il sigillo su due serate che Bologna difficilmente dimenticherà. Non era solo musica. Era un sentimento condiviso, un battito comune, una festa di anime. E alla fine, forse è proprio questo il segreto di Cesare: farci sentire, ogni volta, parte di qualcosa di straordinario. E come dice il re di Bologna: “Io voglio vivere per sempre,  anche se per sempre non si può”. Ma per una notte, ci è andato davvero vicino.

Aurora Forlivesi

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