In un periodo di profonda inquietudine che si presenta in tempi incerti come quello che stiamo vivendo oggi, guardare un film che ricalca le orme della nostra storia passata dona un senso di controllo. Si sa già qual è il finale, sappiamo già cosa succederà come in qualsiasi film biografico che si rispetti. Così il nuovo film dedicato ad Enrico Berlinguer permette di immergersi negli anni di piombo della Prima Repubblica e ripercorrere i passi di un periodo molto delicato della nostra storia.

Il racconto del film
Il film, uscito nell’ottobre del 2024, è stato diretto da Andrea Segre, in una co-produzione tra Italia, Belgio e Bulgaria. Elio Germano si distingue in un’interpretazione di un Berlinguer impegnato nel tentativo di entrare al governo con il PCI. L’arco di anni coperto va dal 1973 al 1978, evidenziando lo sforzo impiegato per raggiungere il compromesso storico, l’inizio delle stragi terroristiche e culmina con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Il ritratto del politico presenta anche il lato affettuoso nei confronti dei suoi legami familiari, specialmente nel rapporto con i figli a cui cerca di tramandare i suoi valori. Valori che verranno messi in dubbio dai figli stessi nel momento in cui si cercherà di entrare al governo con la DC; il padre verrà così accusato di star tradendo la lezione sul socialismo e la lotta di classe che aveva insegnato loro. Ma ci sono anche momenti più teneri come il viaggio in Sardegna, terra natale di Berlinguer, dove lui racconterà alla figlia il rapporto che aveva con sua madre che è venuta a mancare prematuramente.
La scena finale, con una drammaticità degna di nota, ci mostra Enrico, non il politico ma l’uomo, che riversa il suo cuore in una lettera destinata alla moglie. Una lettera che sembra di scuse, d’addio e d’amore allo stesso tempo che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca, sospeso in una storia che sa come va a finire ma che spera abbia un finale diverso.

Su cosa bisogna riflettere?
La questione del romanzare dei temi nei film biografici è sempre un tema che lascia a riflettere sulla reale necessità di trasformare certi aspetti della vita di un politico in modo da essere oggetto di film. Sicuramente permetterebbe ai meno interessati di avvicinarsi a certe storie, che probabilmente non leggerebbero in un articolo o non guarderebbero in un normale documentario. Ciò rischia di minare la realtà storica raccontata all’interno dei biopic, anche se, a dirla tutta, questo film ne è abbastanza esente. Le scelte relative alla drammatizzazione sono più legate alla sfera degli affetti del politico e non alla sua persona all’interno del partito. Questa scelta stilistica ci permette di seguire una storia piuttosto veritiera, senza perdere l’intensità emotiva di certi momenti personali.
La scelta del periodo storico da rappresentare ci mostra esattamente il momento in cui i due partiti di massa, rappresentanti delle due fratture del paese, cercano un punto di incontro; se ciò sia effettivamente possibile è un discorso a parte. Chiaro ed evidente è il messaggio che viene trasmesso tramite i figli, il loro dubbio rispecchia quello della massa di operai che si chiedono se sono stati abbandonati a favore di un ingresso nella maggioranza, dubbio che li porta sulle strade a protestare contro la vendita al governo della DC. La Democrazia Cristiana governava al paese da fin troppi anni per poter essere cambiata in meglio ed Andreotti incarnava sicuramente il nemico della maggior parte dei votanti del PCI.

Se dobbiamo mettere i puntini sulle i neanche la DC stessa voleva davvero il compromesso storico, dato il grandissimo tentativo di tenere i comunisti al di fuori di ogni governo che potessero, aprendo di più le strade ai socialisti. Quindi, nessuna sorpresa a sapere che non si è davvero mai concretizzato, anche perché forse la sua unica speranza risiedeva in Aldo Moro, prontamente rapito. Atto terroristico o scelta strategica? Non penso sia il luogo né io sia la persona per discuterne tutti gli aspetti ma sicuramente una riflessione ulteriore, non limitata alla semplice storia raccontata sarebbe opportuna.
Bisogna considerare quanti fantasmi sono legati a quel periodo, quanti documenti scomparsi, testimonianze cancellate, probabilmente non sapremo mai la verità ma limitarsi ad accettare ciò che ci è stato detto forse non è la scelta più razionale.
Per scoprire l’altro lato della storia bisognerebbe chiedersi cosa ci fosse nei documenti scomparsi del generale Dalla Chiesa, che cosa era Gladio e come ha operato e tantissime altre questioni rimaste in sordina. La colpa di tutto ciò può essere rinvenuta sull’assenza di informazione circolante in materia, gli studi ci sono ma difficilmente si parla approfonditamente degli anni di piombo, nonostante soprattutto le stragi abbiano profondamente segnato la vita del nostro paese.
Fiduciosa che almeno chi legga questo possa avere un po’ di curiosità sulla narrazione alternativa di quelle annate, nel frattempo può godersi un film che qualcosa in più sicuramente insegna.
A cura di Alice Diblio
image sources
- Berlinguer. La grande ambizione still 1 © Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop: Vogue Italia
- Berlinguer.-La-grande-ambizione-still-22-©-Vivo-film-Jolefilm-Tarantula-Agitprop: Rolling Stone
- Berlinguer_03: Wikimedia commons