Perché ci importa così tanto di Zohran Mamdani?

7 Lug , 2025 - Attualità

Perché ci importa così tanto di Zohran Mamdani?

Chi è il giovane candidato socialista che ha sconfitto Andrew Cuomo alle primarie democratiche per New York, e perché la sua ascesa fa discutere l’America intera

Nelle ultime settimane le pagine della politica internazionale sono state dominate – come, per la verità, negli ultimi sei mesi – dalle notizie su Donald Trump: Trump e la crociata contro le università americane, Trump e la lotta contro l’immigrazione irregolare, Trump e il bisticcio con Elon Musk, Trump e l’attacco all’Iran. Ma c’è un altro personaggio della politica statunitense che è recentemente riuscito a farsi strada nei media internazionali, e che è già diventato, a sua volta, bersaglio degli attacchi del Presidente: si tratta del candidato democratico alle elezioni municipali della città di New York, Zohran Mamdani.

Mamdani ha solo 33 anni – se dovesse vincere, sarebbe il sindaco più giovane che la città abbia mai avuto dal 1914 – e ha un profilo quantomeno peculiare per un candidato sindaco di New York. Viene da una famiglia di origini indiane e di religione musulmana: il padre è un professore di studi postcoloniali alla Columbia, mentre la madre è una regista cinematografica. E’ nato in Uganda e ha passato buona parte della sua infanzia a Città del Capo, prima di trasferirsi con la famiglia a New York all’età di 7 anni. Ha ottenuto la cittadinanza statunitense solo nel 2018. 

Nel 2021 è stato eletto membro dell’Assemblea dello Stato di New York, ed è simultaneamente iscritto al Partito Democratico e al Partito dei Socialisti Democratici – di cui fa parte anche Alexandria Ocasio-Cortez, e la cui visibilità è cresciuta dopo la campagna di Bernie Sanders per le primarie del 2020 (nonostante Sanders non sia ufficialmente un membro dei DSA, le sue posizioni politiche sono piuttosto vicine al socialismo democratico). In effetti, AOC e Bernie sono stati due tra i pochi nomi importanti del Partito Democratico ad annunciare l’endorsement ufficiale alla candidatura di Mamdani.

Ma veniamo al punto: il primo di luglio è stata confermata la vittoria di Zohran Mamdani alle primarie del Partito Democratico per le elezioni municipali di New York, che si terranno il 4 novembre. Già una settimana prima, in realtà, il suo principale avversario – l’ex governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo – aveva ammesso la sconfitta, dato il netto vantaggio di Mamdani. Cuomo viene da una famiglia piuttosto importante per la politica dello Stato e della città, e inizialmente veniva dato per favorito, soprattutto in virtù della sua esperienza come governatore – mentre una delle principali critiche mosse a Mamdani è proprio quella di non avere le credenziali per amministrare una città di questo calibro. 

E’ pur sempre vero che Cuomo aveva concluso il suo mandato, nel 2021, vedendosi costretto alle dimissioni a seguito di una serie di accuse di molestie sessuali: non si può quindi dire che sia all’apice della sua popolarità.

@cnn

New York State assemblyman and democratic socialist Zohran Mamdani declared victory in a speech as he is poised to win the Democratic primary for New York City mayor, with his top challenger Andrew Cuomo conceding the race. According to CNN’s projection, Mamdani, whose campaign focused on affordability, will garner less than 50% of the vote, meaning the race will formally be decided by ranked-choice votes. #CNN #News #NewYorkCity

♬ original sound – CNN

Ma cosa ha fatto questo personaggio, tutto sommato sconosciuto ai più, per far parlare così tanto di sé – e non solo in patria?

Innanzitutto, vale la pena di notare che Mamdani costituisce un bersaglio perfetto – come lui stesso ha spesso affermato – per gli attacchi dei trumpiani: come dicevamo, non solo viene da una famiglia di immigrati di religione musulmana, ma non ha paura di definirsi socialista e ha dei trascorsi politici che – tenendo conto degli standard americani – potrebbero portarci a definirlo come un personaggio piuttosto radicale. 

In effetti, durante la sua campagna elettorale è stato spesso portato a ritrattare su affermazioni fatte in passato, che erano decisamente troppo “spinte” per un potenziale sindaco di NYC. Per portare un esempio di cui si è parlato molto, ha dovuto fare dei notevoli passi indietro sulle sue posizioni in merito alla questione palestinese: pur dichiarandosi ancora a sostegno del popolo palestinese e continuando a condannare fermamente l’occupazione israeliana, è arrivato ad affermare che crede nel diritto di esistere dello Stato di Israele (purché garantisca l’uguaglianza dei diritti).  

Ovviamente non stupisce che Mamdani abbia ritenuto opportuno, in campagna elettorale, correggere il tiro su alcune delle sue posizioni potenzialmente più controverse (basti pensare al peso che può avere, nella città con la maggiore comunità ebraica degli Stati Uniti, essere accusati di antisemitismo, come è spesso capitato a Zohran nelle ultime settimane).

Qualcosa di simile è successo quando gli è stato chiesto se crede che i miliardari dovrebbero esistere: se in un primo momento la sua risposta è stata un no secco, in seguito è stato portato a edulcorare il suo messaggio.

Qualcuno potrebbe tacciarlo, per questo, di essere incoerente o di essersi allontanato dai suoi ideali da sedicente socialista. Ma questa strategia, oltre ad essere in parte inevitabile, va considerata nel contesto più ampio della sua campagna elettorale, che ha avuto un enorme successo e gli ha permesso di battere un candidato – Cuomo – infinitamente più potente in termini politici ed economici. 

Una campagna vincente

La campagna di Mamdani si è basata su una issue fondamentale: il costo della vita di New York, diventato insostenibile per gran parte della cittadinanza, e che ogni anno costringe tanti newyorkesi a trasferirsi nelle vicine città del New Jersey. Per contrastare questo problema propone, tra le altre cose, di rendere gratuiti i trasporti pubblici e i servizi educativi per l’infanzia, di bloccare l’incremento degli affitti a prezzi calmierati, e di aprire una serie di supermercati gestiti dal comune con beni essenziali a prezzi bassi. 

Alcune di queste proposte sono molto ambiziose, e per sua stessa ammissione sarebbero difficili da realizzare senza il sostegno del governo dello Stato di New York (che al momento non è esattamente dalla sua parte). Ma non si tratta di proposte poi così tanto rivoluzionarie, e sicuramente siamo ben lontani dal trotskismo di cui è stato recentemente accusato. 

Il vero punto di forza di questa campagna è stata la capacità di Mamdani di presentarsi come un candidato radicalmente nuovo. Laddove Cuomo, che rappresenta la vecchia guardia dell’establishment democratico, ha ottenuto ingenti finanziamenti dai più celebri miliardari newyorkesi – tra cui l’ex sindaco Michael Bloomberg e Bill Ackman – Mamdani è riuscito a raccogliere 8 milioni di dollari solamente attraverso piccole donazioni provenienti da oltre 20.000 persone. Ha organizzato, attraverso gruppi di volontari, un’efficace campagna porta-a-porta, che però è riuscito a coniugare con una strategia mediatica impeccabile. 

Non so se esista un GenZ di questa parte del mondo a cui non sono capitati i contenuti di Zohran nella for you page di Tik Tok o nei reel di Instagram: dai video dove cammina per le strade della città mentre spiega le sue politiche, alle sue apparizioni nei profili di Gaydar e Subway Takes. La sua presenza sui social è riuscita anche a stimolare moltissimi contenuti spontanei creati dagli utenti, che hanno finito per aumentare ulteriormente la sua visibilità.

In pieno stile newyorkese, è anche stato organizzato un Zohran Lookalike Contest.

@subwaytakes

Episode 407: I should be the mayor!! Feat @Zohran Mamdani #podcast #subway #hottakes #subwaytakes #interview #nyc

♬ original sound – SubwayTakes
@gaydar.show

@Zohran Mamdani let us know about that press secretary job 💚 feat: Zohran Mamdani host: @𝙰𝙽𝙰𝙽𝙸𝙰 created by: @Mutuals & @Amelia shot by: @Samira M. questions by: @Brooke Finegold edited by: @Andrew Bourne #nyc #lgbt #comedy  #gaydarshow #mutualsmedia #austinbutler

♬ original sound – Gaydar

Una lezione per i Democratici?

Uno degli elementi chiave della campagna di Zohran è stato lo sforzo di arrivare a tutti, e non solo a chi già la pensava come lui.

Con una strategia forse un filo populista, ma indubbiamente efficace, è stato capace di riportare tutte le questioni che ha affrontato e sulle quali è stato interpellato alla sua issue principale: l’insostenibilità del costo della vita, il problema che davvero tormenta la gente di New York, indipendentemente dall’età, dall’orientamento politico e dalla religione.  Questo gli ha permesso di evitare o di rendere marginali per la sua campagna temi eccessivamente divisivi (come emerge dall’esempio delle posizioni sulla Palestina).

Senza rinunciare ad essere sé stesso – un giovane di origini immigrate, orgogliosamente socialista e musulmano – ha basato la propria comunicazione su un messaggio semplice e chiaro, in grado di arrivare a tutti: la priorità di un’amministrazione di sinistra dovrebbe essere quella di garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini, dando la precedenza ai bisogni basilari dei lavoratori e delle persone comuni.

L’organizzazione di cui fa parte – il partito dei Democratic Socialists of America – ha molto a cuore tematiche tipiche della sinistra radicale come la lotta al neoliberismo e alle oligarchie – idee che spesso risuonano nei discorsi e nelle dichiarazioni di politici come Bernie Sanders. Tuttavia, Zohran ha intuito che difficilmente si può sperare di diventare sindaco di New York parlando di capitalismo ed élite economiche. E’ molto più utile, invece, concentrarsi sulle loro manifestazioni più concrete. Gli affitti sono troppo alti, e nessun sindaco ha saputo o voluto attuare efficaci programmi di edilizia popolare. Le piccole attività commerciali – come i delis – sono costrette a chiudere, di fronte all’indifferenza dell’amministrazione comunale. Persino andare a vedere una partita di basket della propria squadra del cuore o mangiare un piatto di chicken over rice sono diventate attività per ricchi.

Insomma, ha accuratamente evitato di utilizzare quelle stesse strategie che si sono rivelate fallimentari nelle recenti campagne del Partito Democratico (e non solo di quello americano): ergersi a difensori della democrazia in contrapposizione con gli avversari della destra radicale, appellandosi a valori troppo generici e astratti e usando un linguaggio che verrà compreso e apprezzato solo dai propri elettori abituali. 

Naturalmente, bisogna essere molto cauti nel trarre dall’esperienza di Mamdani lezioni universali per il Partito Democratico (e, a maggior ragione, per la sinistra internazionale). Stiamo pur sempre parlando di un’elezione municipale, e non di una città qualsiasi: New York è una delle maggiori roccaforti del partito (se non proprio la maggiore), e ha uno degli elettori più spostati a sinistra di tutto il Paese. Quello che funziona a NYC non sempre funzionerà altrove, e soprattutto le dinamiche della politica federale sono ben diverse da quelle della politica locale. 

Tuttavia, Zohran sembra essere riuscito a dare una scrollata all’establishment Democratico, sconfiggendo il candidato – Andrew Cuomo – che più di tutti lo rappresenta nella politica newyorkese. E l’ha fatto attraverso una campagna grassroots, ma che allo stesso tempo ha avuto una risonanza mediatica enorme, non solo negli USA. 

Secondo Erich Lach, editorialista del New Yorker, il vero messaggio di Mamdani al suo partito è “be new”. La sua vittoria alle primarie segna il disperato bisogno di rinnovamento della classe dirigente democratica, nonché l’importanza di dotarsi di personalità carismatiche e capaci di comunicare efficacemente ai diversi strati dell’elettorato. Tenendo a mente che a volte, per avere successo, è meglio concentrarsi su poche tematiche chiave che stanno realmente a cuore alle persone.

https://www.tiktok.com/@zohran_k_mamdani/video/7515268947076238623?is_from_webapp=1&sender_device=pc

La vittoria di Zohran alle elezioni di novembre è sicuramente possibile, ma tutt’altro che scontata. Se è vero, infatti, che a NYC vince quasi sempre il candidato democratico, bisogna considerare anche che negli ultimi anni hanno acquisito un peso maggiore i candidati indipendenti. Sappiamo già che il sindaco uscente, Eric Adams, si presenterà proprio come indipendente; e lo stesso potrebbe fare Andrew Cuomo. D’altronde, Bill Ackman ha annunciato che è pronto a finanziare qualunque candidato che sia in grado di battere Mamdani.

Quello che è certo è che la sua vittoria alle primarie ha generato reazioni contrastanti all’interno del suo partito, e soprattutto, come era prevedibile, ha reso furenti i Repubblicani. Tra tutti gli attacchi ricevuti da Zohran, il più eclatante è forse quello del deputato Andy Ogles, che ha chiesto l’avvio di un’indagine federale per verificare se gli dovrebbe essere revocata la cittadinanza statunitense. Naturalmente Trump ha colto la palla al balzo.

Non sappiamo quante possibilità abbia di diventare sindaco di New York, ma quello che è certo è che Zohran Mamdani è già diventato uno dei bersagli preferiti dei trumpiani e, in quanto tale, uno dei beniamini dei progressisti di tutto il mondo. 

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