Era il 13 luglio 2024 – quasi esattamente un anno fa – quando circa 70 mila persone migravano verso Milano per assistere ad uno degli eventi che, per quanto se ne possa dire, ha segnato culturalmente l’industria musicale dell’ultimo decennio. Tra friendship bracelets e vestiti a tema, lo Stadio San Siro ha ospitato l’Eras Tour di Taylor Swift, il tour mondiale che ha portato la cantante americana in circa 149 Paesi diversi registrando, già a novembre 2023 (a pochi mesi dall’inizio) l’incasso più alto di tutti i tempi, superando i 2 miliardi di dollari.
Gli ingredienti del successo
Partiamo dal nome, Eras Tour, che rivela l’ambizione della cantante statunitense, classe 1989, di racchiudere in un unico spettacolo tutte le Ere della sua carriera. Carriera che parte quasi due decenni fa – il primo album risale al 24 ottobre 2006 – con un sound prevalentemente country che però, nel corso degli anni, arriva a toccare generi diversissimi fra loro: dal pop puro all’indie rock, passando per una serie di contaminazioni dance e folk. L’idea di un vero e proprio viaggio nel suo passato risulta una carta non vincente, di più. Taylor fa leva sulla dimensione affettiva e il legame coi suoi fan, pronti a rivivere momento per momento insieme a lei ogni passo della sua storia, come una sorta di celebrazione conclusiva che però non rinuncia ad ammiccare anche a progetti futuri. Durante il corso del tour, infatti, è stato rilasciato anche l’undicesimo album della cantante, The Tortured Poets Department, poi integrato all’interno della scaletta degli spettacoli, che si presenta come un progetto organico anche se comunque in rottura con il suo precedente album Midnights.
Ogni era della cantate vede dietro la costruzione di una narrazione definita e distinta raccontata a livello visivo e simbolico e immediatamente riconoscibile dai fan e dalle fan, che sono quindi portati a un processo di identificazione personale, riconoscendosi – per personalità, carattere, vibes o semplicemente preferenze – in un album piuttosto che in un altro. E così si costruisce anche la pratica, che ha spopolato sui social, di presenziare al concerto vestiti a tema, cercando di ricreare l’estetica di un’era piuttosto che un’ altra, condividendo poi gli outfit su Instagram, TikTok e X. Così abbiamo i cuori rosa e rossi per Lover, i vestiti lunghi e floreali per Folklore, le paillettes per Fearless, i body neri per Reputation.
In generale, l’Eras Tour è stato un trend viralissimo nel mondo digitale, con milioni di video, meme e momenti di condivisione che hanno contribuito a diffonderne la fama in tutto il mondo. È così che è nata anche la pratica dei friendship bracelets, piccoli braccialetti fatti a mano dai fan e portati al concerto appositamente per essere scambiati con altre persone. Ispirati dalla frase “so make the friendship bracelets, take the moment and taste it” di una delle molteplici canzoni della performer americana, i fan hanno lanciato questo trend come momento di unione, condivisione e, in generale, ricordo della serata.
Comunque, tolti tutti gli aspetti di contorno, lo spettacolo in sé rimane eccezionale: più di tre ore di performance che vedono la cantante spaziare dal canto al ballo, passando anche per dei veri e propri teatrini che inscenano le canzoni. Il corpo di ballo, che ha seguito Taylor per tutta la durata del tour è diventato, a sua volta, iconico e acclamato dai fan, così come i piccoli momenti di interazione con il pubblico: basta pensare alla pratica del “22 Hat”, in cui la cantante regala uno dei cappelli usati nelle performance a qualcuno preso a caso dalla folla. O ancora, altro momento attesissimo è quello delle surprise songs, durante il quale Taylor canta a sorpresa due canzoni alla chitarra e due al piano, rendendo ogni show diverso dall’altro e sfidando i fan a indovinare quali saranno quelle del concerto successivo
Insomma un insieme di rituali, sentimenti, passione, lavoro artistico e popolarità social.
L’impatto culturale (e non solo)
L’artista da record ha insomma affascinato il mondo intero: l’Eras Tour è diventato un fenomeno culturale che ha unito i fan e stabilito nuovi standard per i tour musicali e l’intrattenimento globale.
Oltre ad essere un fenomeno musicale, l’Eras Tour è stato una vera e propria forza economica, andando ben oltre la musica e abbracciando settori quali il turismo, il commercio, la ristorazione e l’alberghiero. Un fenomeno che ha preso il nome di Swiftonomics: l’arrivo dei fan della cantante da tutto il mondo ha portato nelle città interessate dal tour a un’impennata straordinaria dei prezzi di hotel, ristoranti e persino dei bus di Flixbus. Infatti, sono stati molteplici i settori toccati dalla fiumana di fan, dai ristoranti ai trasporti e dall’alberghiero alle attività turistiche locali. Infatti, in media ogni singolo fan spendeva circa 1500 dollari per prendere parte a questa esperienza.
Ma non si tratta solo di denaro: l’evento è stato un fenomeno culturale, che ha coinvolto anche i settori editoriale e cinematografico. A ottobre di due anni fa la Swift, eletta poi nel 2023 come persona dell’anno dal Time, ha rilasciato anche un docufilm sul tour: Taylor Swift: The Eras Tour, disponibile su Disney+. Questo ha permesso al fandom della cantante di vivere (o rivivere) l’esperienza del concerto, mostrando anche esibizioni inedite e raccontando i retroscena nel backstage. In contemporanea, è stato creato anche il libro The Eras Tour Book, un racconto visivo che illustra i momenti più iconici e significativi, raccontando anche inediti e dietro le quinte dello spettacolo.
Insomma, si può davvero parlare di un Eras Tour effect, che ha visto la popolarità dell’artista americana sconfinare ben oltre il campo musicale. Ora, ad un anno dalle sue date italiane e concluso il Tour, i fan attendono la prossima mossa della regina del pop.