La metropoli che corre (troppo): speculazione edilizia a Milano

26 Lug , 2025 - Attualità

La metropoli che corre (troppo): speculazione edilizia a Milano

Di fronte allo skyline in continuo cambiamento di Milano, non si può fare a meno di evocare la definizione di “città tentacolare”, coniata da Italo Calvino per descrivere quelle metropoli in cui il boom edilizio diventa una forma di mostruosità, ed è ben lontana da un disegno razionale di sviluppo. La metropoli lombarda, appare oggi sempre più come una creatura affamata di spazio, verticalità e profitti. Una città che costruisce senza sosta, ma che spesso dimentica per chi e perché costruisce.

Negli ultimi anni, Milano è stata infatti teatro di una vera e propria corsa al mattone, dove ogni angolo libero (e parco in questo caso) sembra destinato a diventare un cantiere. Tutto sembra finalizzato ad attrarre capitali e investimenti, ma a quale prezzo? La domanda di edilizia popolare resta disattesa, i quartieri periferici faticano a vedere interventi concreti, e l’aria che si respira, in senso sia letterale che metaforico, è sempre più pesante.

A rendere ancora più grave il quadro è l’intreccio opaco tra politica e interessi immobiliari, emerso con forza nei recenti sviluppi giudiziari. La scorsa settimana, l’inchiesta della Procura di Milano sulla gestione del Piano di Governo del Territorio ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di figure centrali dell’amministrazione comunale, tra cui anche alcuni dirigenti pubblici e, l’assessore all’Urbanistica.

La Procura di Milano ha infatti rivelato un’inchiesta fondata sull’ipotesi di una speculazione edilizia sistemica. Tra i gravi elementi emersi figura la richiesta di misure cautelari per Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana, e per Manfredi Catella, fondatore del gruppo Coima, già sotto accusa per un “asservimento sistemico” agli interessi privati nel rilancio di cantieri come Porta Nuova. 

Accanto a questi due nomi spiccano anche quelli di Stefano Boeri, l’archistar del Bosco Verticale, e di Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio, entrambi indagati per presunte pressioni e conflitti di interesse nelle decisioni urbanistiche 

E al fianco di questi quattro, un nome che ha fatto discutere: il sindaco Beppe Sala, iscritto nel registro degli indagati per i reati di false dichiarazioni e di induzione indebita. Non ci sono ancora accuse formali di natura penale, ma la sua convocazione da parte dei magistrati e l’iscrizione nel registro, oltre alle forti pressioni politiche con cui è legata la vicenda, rivelano un coinvolgimento politico sul primo cittadino che “la dice lunga” sul livello raggiunto dall’indagine, anche se lui stesso sostiene di avere “le mani pulite“.

La Milano che cresce… ma per chi?

Chi amministra Milano dovrebbe rispondere a un principio semplice: costruire non è di per sé un male, ma farlo senza una visione equa, sostenibile e partecipata è un atto di responsabilità mancata. E quando la politica si lascia trascinare, o peggio ancora, si rende complice della logica dell’espansione a ogni costo, non fa più il suo mestiere.

La città non ha bisogno di nuovi simboli di potere, ma di spazi vivi, accessibili, verdi. Di un piano urbanistico che sia realmente al servizio dei cittadini, e non delle grandi holding immobiliari. Milano rischia di diventare una città tentacolare non solo per l’estensione dei suoi edifici, ma anche per l’intreccio soffocante di interessi che la governano.

È necessaria dunque una politica capace di sottrarsi alla tentazione della speculazione edilizia e di tornare a immaginare la città come un bene comune, non come una merce. Altrimenti, la “città tentacolare” di Calvino non sarà più solo un’immagine letteraria, ma la nostra realtà quotidiana.

E da cittadina (che ha anche vissuto a Milano) mi chiedo: è davvero questa la Milano che vogliamo? Una città che costruisce per attrarre capitale, ma dimentica chi la vive ogni giorno? Ritengo che il desiderio di tutti sia una Milano più equa, che smetta di crescere per competere e torni a farlo per includere. Una città che ascolta, che respira, che cura. E che, finalmente, smetta di mettere il cemento davanti alle persone.

Aurora Forlivesi

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