Cosa ci racconta l’incontro di Trump e Zelensky?
Che la politica sia fatta anche di spettacolo e simbologia è noto a tutti. Il mantenimento di una certa immagine da parte dei leader è, dai tempi della crisi dei partiti, uno degli elementi su cui è necessario concentrare l’attenzione e il controllo per poter continuare ad assumere una determinata rilevanza nello spettro politico. Sapere cosa dire, con che tono di voce farlo, che atteggiamento assumere con il corpo, quali espressioni facciali sono maggiormente efficaci e quali più adatte a determinati eventi, sono tutte conoscenze che un buon leader politico deve essere in grado di utilizzare per far si che la sua immagine e la sua nomea risuonino e si possano affermare a livello internazionale.
Galeotto fu Papa Francesco
I funerali di Papa Francesco tenuti il 26 aprile 2025 a Piazza San Pietro non sono stati unicamente motivo di pellegrinaggio e raccolta per migliaia di persone e fedeli che hanno voluto salutare per l’ultima volta il pontefice, ma segnano anche un momento importante per la politica internazionale. Se infatti a circolare fin da subito e a rimanere impresse nella memoria collettiva sono state le foto del feretro del Santo Padre, a rubare in parte la scena alla sacralità del momento è stato l’incontro tra due delle figure politiche più rilevanti al momento: il presidente americano Donald Trump e il presidente ucraino Vladimir Zelensky.
I due si erano lasciati lo scorso 28 febbraio, durante l’incontro tenutosi nello studio ovale di Washington davanti ai giornalisti per discutere di alcuni accordi relativi ai proventi delle risorse minerarie ucraine, in una situazione tutt’altro che piacevole, che aveva visto raggiungere picchi di tensione molto elevati. Incontro definito dallo stesso presidente americano “great television”, un gran pezzo di televisione quindi. Nella trattativa, Trump ha condotto la discussione con toni di superiorità, cercando di portare la controparte ad una sottomissione ed un’umiliazione che hanno spinto Zelensky ad andarsene e non proseguire nella conferenza stampa e nella firma dell’accordo sulle risorse minerarie.
I due capi di stato ci hanno riprovato, e trenta minuti prima dell’inizio dei funerali di Papa Francesco, si sono resi disponibili ad un nuovo confronto, durato quindici minuti. Hanno deciso, consapevoli di essere fotografati, di discutere all’interno della Basilica di San Pietro, in un luogo ben visibile. La foto che ne esce è probabilmente un’immagine che rimarrà impressa nella storia e che avrà il suo ruolo nello svolgersi della politica internazionale. Le pose assunte dai due leader sono l’esatto opposto di quelle adottate nell’incontro di febbraio: due uomini curvi, uno di fronte all’altro, Trump con i piedi sotto alla sedia spinti all’indietro che indicano una maggiore flessibilità, le mani di Zelensky, questa volta a coppa, che rievocano un sentimento di persuasione, la vicinanza dei due ad indicare la volontà di comunicare.
Ancora una volta però, serve ricordare l’importanza che le strategie comunicative giocano anche in situazioni che sembrano essere organizzate su due piedi. Dietro a questo incontro, infatti, è presente il lavoro durato giorni, svolto dal presidente francese Macron e dal premier britannico Starmer insieme alla burocrazia vaticana. L’obiettivo era quello di poter dare ai due leader la possibilità di comunicare faccia a faccia, senza la presenza di telecamere a registrare l’incontro che potessero interferire sulla sua fruttuosità.
Una foto che non dimenticheremo
Dalle immagini diffuse è possibile notare come poco prima dell’incontro, i quattro leader fossero insieme, fino a quando poi, al momento del posizionamento delle sedie da parte di uno dei monsignori, Macron e Starmer si defilano per lasciare ai due il loro tempo. Anche qui, la volontà di ritirare la terza sedia, quella che inizialmente era destinata all’interprete, ha un ruolo fortemente strategico, mirato a mantenere nell’immagine la sola presenza dei due capi di stato che mantengono un dialogo a tu per tu.
Durante l’incontro Zelensky risponderà alle proposte americane precedentemente avanzate e che vedono vantaggi unicamente per la Russia: non menzionerà territori ma chiederà piuttosto garanzie di difesa e la protezione per eventuali future invasioni russe.
Tramite i canali social i due fanno sapere che l’incontro è stato positivo, Trump sembra comprendere le richieste di Zelensky e si può affermare che in ogni caso, anche il solo fatto di aver dimostrato, dopo diverso tempo, la volontà di ascoltare, è un piccolo passo avanti.
Inoltre Trump al termine dell’incontro spenderà dure parole tramite il social Truth nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, sui bombardamenti nei confronti dei civili e la rivendicazione della regione del Kursk, accusandolo di presa in giro e di non essere disponibile alla pace.
D’altronde, il presidente americano deve fare i conti con la crisi dei mercati e con una popolarità che sta scendendo dal 45% al 39%, e forse dimostrare una maggiore apertura potrà avere i suoi vantaggi.
Le mosse spiazzanti di Trump, forse uno dei leader che più di tutti è consapevole di quanto l’immagine conti in questo mondo, ed i suoi cambi di idea repentini, continuano ad essere un segno distintivo della sua leadership e se questa foto non verrà ricordata come simbolo per la risoluzione di un conflitto, sono certa che in ogni caso non ce ne dimenticheremo facilmente.
A cura di
Federica Ciminari
image sources
https://www.rollingstone.com/wp-content/uploads/2025/04/trump-zelensky-vatican.jpg
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