Quanto amore chiede questa lunga attesa

16 Mag , 2025 - Bologna,Sport

Quanto amore chiede questa lunga attesa

Quando metti piede a Bologna, da tifoso di calcio, resti stupito dal calore della piazza, dall’attaccamento dei bolognesi per il loro Bologna. Banale, scontato, cos’altro dovrebbero tifare. Eppure quando si pensa a una piazza calcistica italiana che sia calorosa, passionale, viscerale quasi a nessuno viene in mente Bologna. Per chi vi scrive, che ha sempre vissuto il calcio di Milano e dintorni, non è normale vedere i gagliardetti della squadra nelle vetrine delle assicurazioni, le sciarpe nelle macellerie, il logo dipinto sulle serrande dei bar. A Milano ci sono due tifoserie calde, chiassose e ben note, ma queste manifestazioni di affetto spontanee e identitarie non sono all’ordine del giorno. Anzi, il milanese medio potrebbe addirittura trovarle pacchiane. In una città dove si canta di dedicare la vita alla squadra, al contrario, è tutto fuorché fuori luogo.

Ma Bologna è bella proprio per questo, perché è libera e libertina, divertente ed emozionante, sfrontata e talvolta esagerata. È bello che una piazza così sia premiata da un progetto ambizioso che riscuote successi e fa brillare gli occhi dei suoi tifosi, come quelli del Direttore Sportivo Marco Di Vaio poco prima di salire sul podio e alzare la Coppa Italia con i suoi. Brillavano gli occhi della bandiera della Bologna calcistica, assieme a quelli di Gianni Morandi, Cesare Cremonini e di tutti i regaz che hanno colorato l’Olimpico. “Si muove la città” era lo slogan che accompagnava la trasferta per questa finale. C’erano più bolognesi nello stadio romano che abitanti nel mio paese d’origine… Bologna si è mossa davvero.

Il calore del Dall’Ara durante Bologna – Shaktar Donetsk del 18 settembre 2024

Per chi aspetta cantando

È la soddisfazione calcistica di chi sa aspettare, consumarsi nella speranza di tempi migliori senza che l’amore per il Bologna si spenga. L’ultima volta che i rossoblu avevano sollevato la coppa si votava PCI o DC che stavano, incredibilmente, tentando di andare d’amore e d’accordo. Era il 1974, c’è chi ha atteso questi 51 anni con pazienza, sopportando gli scivoloni fino alla Serie C e l’onta del fallimento, tanti anni senza risultati esaltanti, con la consolazione nostalgica di un passato glorioso. Perché è giusto ricordare che il Bologna Football Club non è solo passione e colori, è storia e successi. Forse tutti gli ostacoli lungo il cammino rendono questo trofeo ancora più dolce, ma questo dovremmo farcelo raccontare da chi è felsineo dentro. Loro, i bolognesi, che cantano “per l’amore di questa maglia e di tutti i figli suoi” e colorano il Dall’Ara, narrano senza vergogna di conoscere la sconfitta e la Serie B ma ci tengono anche a ricordare che “con orgoglio e appartenenza” sono “sempre stati qui”.

In fin dei conti il calcio e lo sport sono questo. Al di là della tattica, dei pezzi di bravura, del risultato in sé, è tutto racchiuso in una storia fatta di emozioni che scorrono senza freni, di abbracci con il vicino di posto allo stadio o sul divano, delle corse verso la piazza per festeggiare, dei cori e delle bandiere. La sofferenza e la pazienza di chi attende una vita, l’amore e la gioia sconfinate di chi vede quel sentimento così difficile da raccontare a parole concretizzarsi in una notte di metà maggio. A volte a noi tifosi di calcio, di tutte le latitudini e di tutte le compagini, chiedono perché non smettiamo di tifare se sono più i dolori delle gioie. Perché non si può. È una forma di amore tutta sua che lega, unisce e rafforza i rapporti umani. Declinata in maniera differente per ciascuno di noi: per alcuni ha un significato intrinsecamente famigliare, è un’eredità; per altri è amore a prima vista con un gesto tecnico o una partita in particolare; per molti è anche identificazione territoriale, proprio come per Bologna con il suo Bologna. Un rapporto che viene condensato con precisione e forza ammirevoli nel coro che, i più attenti l’avranno riconosciuto, attraversa questo testo.

Spesso narriamo di cose difficili e controverse, in questi momenti è bello narrare di cose semplici e spensierate come una città che si riscopre vincente nel suo essere bella, anzi in serate come quella di mercoledì – come direbbe proprio uno dei figli suoi –  è bellissima o se vi accontentate del “bella” almeno che sia “bella come l’Andrea Costa che festeggia per un gol”.

Luca Innocenti

image sources

  • The_Stadio_Renato_Dall‘Ara_during_a_Serie_A_match_between_Bologna_FC_and_UC_Sampdoria: Wikimedia Commons

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