Crisi abitativa, affitti da capogiro e truffe online colpiscono migliaia di studenti fuorisede.
Ogni settembre, migliaia di fuorisede scendono in campo armati di speranze, valigie e budget limitati, pronti a contendersi gli ultimi posti letto disponibili come se fossero biglietti per un concerto dei Coldplay. Ma dietro la facciata della “Bologna accogliente”, si nasconde un mercato immobiliare che mette a dura prova anche i più tenaci.
Affitti da capogiro, alloggi insufficienti
Nel 2025 Bologna sorpassa Milano, almeno sul fronte degli aumenti. Secondo i dati congiunti di Idealista e Immobiliare.it, il capoluogo emiliano registra l’incremento più marcato nei canoni di locazione. I trilocali hanno visto un’impennata del +33%, con un affitto medio che passa da 1.332 a 1.767 euro. Anche le stanze singole, tanto ambite dagli studenti fuori sede, segnano un +23%, toccando quota 791 euro mensili.
Al contrario, Milano — pur rimanendo la città più cara d’Italia in termini assoluti — mostra aumenti molto più contenuti: +9% per i trilocali, +4% per monolocali e quadrilocali, mentre i bilocali calano addirittura del 35%. L’aumento per le stanze singole si ferma al +6%.
Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha sottolineato l’urgenza della situazione durante un’incontro organizzato dall’Unibo ad ottobre 2023, dichiarando:
“Lo Stato ha 600 milioni di euro del PNRR per l’abitare e ancora non ha trovato il modo di utilizzarli propriamente. I soldi vengono investiti negli studentati privati, ma mettono in pratica una vera sostituzione etnica, e cioè quella degli studenti con maggiore capacità di spesa a discapito delle fasce meno ricche.”
Lepore ha inoltre evidenziato la necessità di un intervento statale per risolvere la crisi, affermando:
“Noi mettiamo a disposizione le aree ma gli investimenti devono essere statali e le borse di studio della Regione. Mancano ancora trecento posti letto per ragazzi che hanno la borsa di studio: noi abbiamo messo a disposizione aree e immobili. Ora occorre che i finanziamenti li metta lo Stato.”
La situazione abitativa a Bologna
Durante lo stesso incontro pubblico, la prorettrice vicaria dell’Università di Bologna, Simona Tondelli, ha illustrato dati che rafforzano il ruolo centrale degli studenti nella vita economica e sociale del capoluogo emiliano. I numeri parlano chiaro: circa il 50% degli iscritti all’Alma Mater proviene da fuori regione – una percentuale doppia rispetto alla media nazionale, che si ferma al 25%. A questi si aggiungono circa 7.000 studenti stranieri, confermando l’attrattività internazionale dell’ateneo.
Ma l’impatto degli studenti non è solo culturale o demografico: secondo uno studio del Dipartimento di Economia dell’Università, ogni studente fuorisede spende tra gli 800 e i 1.000 euro al mese, generando un indotto complessivo di oltre 1,2 milioni di euro mensili. Un vero motore per l’economia cittadina. E non finisce qui: ogni 12 o 13 studenti si traduce in un posto di lavoro generato, a dimostrazione del valore aggiunto che la presenza studentesca rappresenta per Bologna.
Speculazioni, truffe online, affitti in nero e sfruttamento
A fare scalpore è stato il caso di un monolocale in via Orfeo di soli 8 metri quadrati, messo in affitto a 600 euro mensili: una stanza angusta, senza spazi adeguati, con doccia sopra il lavandino e nessuna area realmente vivibile.
Un altro annuncio, per una mansarda di 10 metri quadri in via del Pratello a 500 euro, ha suscitato le stesse polemiche, tra ironia e indignazione sui social. Gli annunci, dopo le proteste, sono stati rimossi, ma rappresentano la punta dell’iceberg di un mercato fuori controllo.
Parallelamente, le truffe online si moltiplicano. Tra i casi più gravi, quello di un 27enne che ha truffato decine di studenti e turisti con annunci fasulli: proponeva appartamenti a prezzi “convenienti” in centro città, chiedendo caparre anticipate da 300 a 500 euro su conti esteri, per poi sparire. La Polizia lo ha individuato solo dopo numerose denunce. In un altro episodio, una studentessa ha raccontato di aver versato 1.800 euro di caparra per un appartamento in zona San Donato che in realtà non esisteva: le chiavi consegnate non aprivano alcuna porta e il finto proprietario è sparito nel nulla.
Anche i portali di annunci sono sotto osservazione. Alcuni inserzionisti, soprattutto privati, richiedono anticipi tramite Postepay o bonifici senza offrire alcuna garanzia contrattuale o possibilità di visionare l’appartamento. In molti casi, dietro a queste pratiche si celano truffatori seriali che approfittano della disperazione di studenti fuori sede e lavoratori a basso reddito, colpiti dalla carenza cronica di alloggi.
Le forze dell’ordine, insieme alla Guardia di Finanza, hanno individuato circa 1.600 casi sospetti di affitti irregolari in Emilia-Romagna, concentrati in particolare nel centro storico di Bologna. Si tratta spesso di strutture extra-alberghiere affittate in nero o di immobili in condizioni fatiscenti spacciati per “soluzioni economiche”.
Nel frattempo, la Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali), attraverso il suo presidente bolognese Massimiliano Bonini, lancia un appello alla categoria: «La trasparenza e la correttezza devono essere alla base dell’attività immobiliare. Bisogna rifiutarsi di promuovere immobili improponibili. Il ruolo dell’agente deve essere anche quello di garantire un mercato equo». Bonini ha inoltre ribadito la necessità di evitare qualsiasi pratica speculativa che possa danneggiare i consumatori e aggravare una situazione già critica.
Le voci degli studenti: “Una roulette russa per un tetto”
Le denunce degli studenti si moltiplicano. Molti raccontano di aver cambiato casa più volte nel giro di un solo anno accademico. Altri hanno dovuto rinunciare a vivere a Bologna, pendolando quotidianamente da città limitrofe o abbandonando temporaneamente gli studi. Lo afferma anche Marta, studentessa di scienze politiche e relazioni internazionali fuorisede di 22 anni proveniente da Rieti:
« Negli ultimi anni ho notato un netto aumento dei prezzi: oggi è quasi impossibile trovare una singola sotto i 500 euro. Alcune richieste, secondo me, sono davvero sproporzionate rispetto alla qualità dell’alloggio offerto. Personalmente non mi è mai stato proposto un contratto in nero, ma la sensazione generale è quella di una realtà fortemente segnata dalla speculazione. Attualmente vivo in una camera singola all’interno di un appartamento condiviso, per la quale pago 425 euro al mese, più 12 euro di condominio. Le altre spese, come utenze e internet, non sono incluse. Ho trovato questa sistemazione dopo quattro mesi di ricerca su pagine Facebook dedicate: un tempo relativamente breve, considerando quanto sia difficile oggi trovare un alloggio. Anzi, mi ritengo fortunata, anche perché in quel periodo ho rischiato di incappare in una truffa, ma per fortuna qualcuno mi ha avvertita in tempo.Condividere casa non è sempre semplice. In passato ho avuto conflitti con alcuni coinquilini, soprattutto per la pulizia e l’ordine, ma anche per la mancanza di rispetto delle regole più basilari della convivenza. La mia esperienza peggiore è stata con una delle mie prime coinquiline, studentessa di scultura all’Accademia, che teneva in camera piatti e bicchieri sporchi fino a farli ammuffire, oltre a utilizzare materiali chimici per i suoi lavori senza alcuna precauzione.
Ricordo bene l’ansia dei primi tempi: prima di iniziare l’università temevo davvero di non riuscire a frequentare le lezioni in presenza, perché non trovavo casa e il tempo stringeva. Non ho mai pensato di rinunciare né all’università né a Bologna, ma è innegabile che per chi viene da fuori, come me, trovare un alloggio dignitoso e sostenibile economicamente sta diventando una sfida sempre più grande.»
Il disagio è esploso anche in piazza. Lo scorso anno il collettivo “Cambiare Rotta” ha montato tende davanti al Rettorato dell’Università per protestare contro il caro-affitti, chiedendo un “reddito studentesco” e maggiori investimenti pubblici. Una protesta simbolica ma potente, che ha riportato il tema all’attenzione mediatica e istituzionale.
Le risposte istituzionali: tra buone intenzioni e soluzioni lente
Di fronte a questa crisi, le istituzioni hanno cominciato a muoversi. La Regione Emilia-Romagna ha avviato progetti di edilizia pubblica per la costruzione di nuove residenze universitarie, ma i tempi sono lunghi e le strutture ancora in fase progettuale o in cantiere.
Raffaele Laudani, assessore all’Urbanistica, ricerca e conoscenza del Comune di Bologna, nonché docente universitario, raccogliendo anche l’invito del delegato dell’Università Federico Condello a un “atto di responsabilità collettiva”, insiste sulla necessità di una presa di coscienza condivisa, che coinvolga tutti gli attori del sistema Bologna.
“Non è solo un problema degli studenti. Anche infermieri, assistenti sociali e lavoratori del Comune faticano a trovare casa. Se salta il nostro modello di welfare urbano, ne pagheremo tutti il prezzo”.
Secondo un rapporto di HousingAnywhere, Bologna ha registrato un aumento del 20,2% nel prezzo medio di una stanza singola in affitto, raggiungendo i 720 euro al mese, superando Milano e Parigi in termini di crescita dei prezzi.
Sulla questione dell’overtourism, spesso al centro del dibattito, l’assessore è chiaro: “Bologna non è ‘Turistopoli’. È una città della conoscenza. Su questo si fonda il nostro mandato amministrativo, su questo abbiamo stretto un’alleanza strategica con l’Università. I nostri sforzi vanno in direzione di una città che continui ad attrarre talenti, e non solo chi può permettersi un affitto da mille euro al mese”.
Sul fronte degli affitti, l’assessore annuncia l’impegno per il recupero degli immobili sfitti e un aumento dell’offerta di edilizia sociale in affitto. L’Agenzia sociale per l’affitto, in fase di sviluppo con la vicesindaca Emily Clancy, sarà uno strumento chiave per intercettare bisogni e regolare un mercato diventato insostenibile per molti.
L’Università di Bologna, insieme ad enti locali, ha promosso il piano HousINgBo, con l’obiettivo di mappare il problema e sviluppare politiche integrate per favorire l’accesso all’alloggio. Tuttavia, gli effetti concreti sul breve periodo sono ancora limitati.
Organizzazioni studentesche come l’UDU (Unione degli Universitari) e sindacati come il SUNIA hanno attivato sportelli di supporto per aiutare gli studenti nella ricerca e nella tutela legale. Ma senza un intervento strutturale sul mercato degli affitti e un piano di edilizia pubblica su larga scala, queste iniziative rischiano di essere gocce nel mare.
Il diritto allo studio passa anche dal diritto alla casa
Bologna continua ad attrarre studenti da tutta Italia e dall’estero, ma rischia di diventare una città sempre meno accessibile. Senza una strategia chiara e ambiziosa, la retorica della “Bologna accogliente” rischia di svuotarsi di senso. Garantire il diritto allo studio significa, prima di tutto, garantire il diritto a un tetto sicuro, dignitoso e accessibile.