Dentro la goliardia bolognese: tra anarchia, feste e leggenda

10 Lug , 2025 - Bologna

Dentro la goliardia bolognese: tra anarchia, feste e leggenda

Se giri a Bologna da un po’, non puoi non aver notato i goliardi, quegli studenti vestiti con mantello e feluca spesso intenti a far balotta. Su di loro circolano tante voci, ma noi della redazione di Fuoricorso abbiamo avuto la possibilità di intervistare una ragazza dei vertici della goliardia bolognese (che preferisce rimanere anonima), nello specifico commendatore del Sacro Ordine del Fittone e nobile della Balla Bolognese, che ci ha accompagnato nei meandri di una delle più antiche tradizioni della città. Sulla nascita della goliardia, ci spiega, ci sono tantissime storie, spesso collocate tra realtà e mito. Quella a cui è più affezionata collega la nascita della goliardia al lavoro dei clerici vaganti, studenti girovaghi che nel Medioevo erano soliti spostarsi di città in città per seguire le lezioni e racimolare soldi. La goliardia a Bologna si afferma però ufficialmente nel 1088, come figlia inseparabile di mamma UniBo. Fino all’Ottocento, infatti, moltissimi studenti erano goliardi e non è un caso che la feluca, il cappello oggi simbolo della goliardia, fosse in passato il berretto universitario ufficiale. Oggi, purtroppo, non è più così e al pagamento delle tasse ci arriva solo una tristissima mail. Come si sceglie allora nel 2025 di entrare nella goliardia?
«Tu come scegli di entrare a far parte di una famiglia?» ha detto in tutta risposta.
«Non lo scegli».
«Ecco, esatto: non si “sceglie” la goliardia, succede che sei in giro a Bologna e i goliardi ti trovano o tu trovi i goliardi, in ogni modo se ti fai convincere a fare serata con loro, loro ti prendono volentieri. Dopodiché, se continui il percorso della goliardia, si dice che “nasci” in una famiglia».

Di famiglie, o meglio Balle, a Bologna ce ne sono nove. Tutte le balle sono composte perlopiù da studenti universitari che sono riusciti a trovare una comunità in cui stare e confrontarsi, relazionati tra loro da rapporti di gerarchia che li divide in “nobili” e “popolani”. Ogni balla ha le sue tradizioni e in base ad esse si porta avanti il gioco. L’Ordine Sovrano di Bologna è il Fittone, guidato dal Gran Maestro. “Il Fittone non può esistere senza le balle e le balle senza il Fittone” è l’espressione usata dalla nostra fonte per descrivere il rapporto tra Fittone e balle e per sottolineare il valore che esso ha per la goliardia bolognese. L’Ordine prende il nome dal Fittone, un paracarro divenuto simbolo degli studenti di Bologna e ripreso dai goliardi oggi situato in via Zamboni, tra Paleotti e Scaravilli. 
Dell’attività goliardica non si può rivelare troppo, perché il segreto e la curiosità sono parte del patto. «Molte cose, anche le informazioni, nella goliardia si pagano con un tributo a una divinità, ovvero Bacco, Tabacco, Venere e Decio (gioco, divertimento, ndr) – continua –: molto nella goliardia gira intorno al bere e allo scherzo, in realtà. Lo spirito alla base è quello dello studente, che si diletta in conversazioni che si prolungano per ore davanti a una (o più) birre, pur mantenendo sempre un atteggiamento di divertimento giovanile. La goliardia si basa sulla convivenza tra vita universitaria e divertimento». Esiste uno statuto, spiega, e una gerarchia ben definita all’interno di ogni balla, e sono regole che vanno rispettate. Se uno non sta al gioco, può sempre allontanarsi dalla goliardia: «Portiamo avanti una tradizione secolare, ma ogni cosa può essere messa in discussione. Se un tuo superiore (“maior”, in gergo) ti ordina di fare qualcosa che ritieni ingiusto o umiliante, niente ti vieta di mettervi in un bar a discuterne finché non vi capite». L’elemento della discussione, del confronto, dello scontro dialettico è centrale nell’ideologia goliardica, anche se spesso ciò che più viene associato ai goliardi è lo scherzo anche pericoloso. «La segretezza che ci contraddistingue ha fatto sì che girassero voci negative false su di noi – chiarisce –: ad esempio, la violenza è vietata dal nostro statuto. Un’altra nomea che abbiamo è di “fascisti”, e c’è una ragione storica alla base: durante il ventennio fascista, i ritrovi goliardici erano stati vietati, ma gli studenti universitari bolognesi che aderivano al fascismo hanno adottato la feluca (nostro simbolo da sempre) per identificarsi e riconoscersi non come goliardi ma come fascisti! E quindi, quando ci vedono in giro vestiti da goliardi, alcuni pensano che sia un’apologia al fascismo, quando in realtà c’è scritto sullo statuto che la Goliardia è, oltre che apolitica, antifascista, tema a cui teniamo molto».

Ma la goliardia non è tutta chiacchiere e distintivo, e a volte il caos giocoso prevale: vari sono gli eventi organizzati dal Fittone in cui le balle si sfidano nelle più disparate follie, come le “Sfide di Questua” in Piazza Maggiore, la “Corsa dei Carrioli” ai Giardini Margherita, la sfilata dei carri per le strade di Bologna e la festa delle Matricole in Filippo Re. «La festa delle matricole è una festa legata tantissimo agli studenti di Bologna. Capita spesso che persone adulte e anziane, magari neanche vecchi goliardi, solo ex studenti UniBo, ci fermino per strada per chiederci se la facciamo ancora e ci raccontano le loro esperienze. La festa si fa normalmente a maggio e dura tre giorni- spiega -: il venerdì ogni Balla allestisce il proprio stand (con un tema, travestimenti, e chi più ne ha più ne metta) e condivide cibo e bevande a chiunque passi da loro. Il sabato c’è la sfilata dei carri, e anche lì ogni Balla ha il proprio carro a tema e sfila da piazza Puntoni fino a piazza Maggiore e ritorno. Alla sera poi si torna in Filippo Re per il concerto. La domenica c’è la gimkana dei carioli, un tempo sui colli e adesso in città, solitamente ai Giardini Margherita. La sera poi vengono ufficialmente chiuse le Ferie Matricolari». Il tutto sempre accompagnato da vino, tamburi e giochi. Spesso l’Università mette a disposizione dei goliardi degli spazi in cui organizzare gli eventi o addirittura li invita alle cerimonie di lauree ad honorem. Aggiunge ridendo: «L’anno scorso il Rettore Molari ha invitato i Capi Balla e il Fittone alla sua cena di Natale, e noi ovviamente siamo andati».
Interessante è anche il rapporto tra le goliardie delle varie città: anche se sono in continua competizione tra loro, sono uniti da un legame di fratellanza e sanno che, ovunque andranno, avranno sempre un fratello goliarda pronti a dare loro un letto, anche in un altro Stato. 

Foto prese della pagina Instagram del Fittone, rappresentanti momenti della Festa delle Matricole 2025 e la cena di Natale con il Rettore.


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