La rivincita di Simon Yates al Giro d’Italia

5 Giu , 2025 - Sport

La rivincita di Simon Yates al Giro d’Italia

Lo scorso 1° Giugno, nei pressi della magnifica cornice del Circo Massimo, Olav Kooij ha conquistato l’ultima tappa dell’edizione 108 del Giro d’Italia. Ad alzare al cielo il Trofeo Senza Fine è stato Simon Yates, britannico del Team Visma|Lease a Bike. La sua è una storia di riscatto, di cadute e rinascite.

Nel 2018, Yates aveva incantato tutti: tre vittorie di tappa, due podi e una leadership apparentemente inattaccabile. Ma il 25 maggio di quell’anno, alla terz’ultima tappa di quel Giro, sul terribile Colle delle Finestre, il sogno si infranse. Non riuscì a tenere il ritmo del connazionale Chris Froome, crollò e arrivò al traguardo con oltre 38 minuti di ritardo. Quando meno te lo aspetti, però, il ciclismo ti da una seconda opportunità e, con il tocco abile di uno sceneggiatore, ha voluto che fosse proprio quel Colle, sette anni dopo, il teatro della tua rivincita. Nella penultima tappa del Giro 2025, Yates ha attaccato con determinazione: prima ha raggiunto Richard Carapaz e Isaac Del Toro, poi li ha staccati e infine ha concluso terzo sul traguardo di Sestriere, infliggendo oltre cinque minuti di distacco alla maglia rosa messicana. Una prestazione da campione, lucida, potente, emozionante.

Simon Yates con il Trofeo Senza Fine

Un Giro dai mille volti

Alla vigilia del Giro tutti si attendevano il duello tra lo sloveno della RedBull-BORA-hansgrohe, Primoz Roglic e lo spagnolo della UAE Team Emirates, Juan Ayuso. Ma il copione è cambiato strada facendo. Entrambi i favoriti si sono ritirati per le conseguenze di alcune cadute, aprendo la strada a nuovi protagonisti. Il podio finale ha premiato la tenacia e il coraggio: sul gradino più alto Simon Yates, secondo il sorprendente 21enne messicano Isaac Del Toro (UAE Team Emirates), terzo l’esperto Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), già vincitore del Giro 2019. Questo Giro rimarrà nei ricordi degli appassionati per le magiche tappe di Siena con le sue strade bianche, per le quattro vittorie del danese Mads Pedersen, per le cadute, per le lacrime dei corridori sconfitti, per la magica scalata al Colle delle Finestre, per il  durissimo tappone con arrivo a San Valentino Brentonico e per la frenetica volata finale a Roma. 

Da sinistra: Isaac Del Toro, Simon Yates e Richard Carapaz

Un Giro poco italiano, ma non privo di speranze

L’Italia è stata spettatrice più che protagonista. I giorni dei trionfi firmati Nibali, Basso, Garzelli, Simoni e Pantani sembrano lontani. Il ciclismo italiano negli ultimi anni non è riuscito a sfornare corridori papabili per la vittoria di un Grande Giro. Cosa che invece è riuscito a fare con sprinter e corridori da classiche di livello mondiale come Jonathan Milan e Filippo Ganna. L’Italia ha chiuso questa edizione con una sola vittoria di tappa, quella di Cristian Scaroni della XDS Astana proprio sull’arrivo in salita di San Valentino e con un giorno in maglia rosa grazie a Diego Ulissi sempre della XDS Astana nella tappa 9. Prima del 35enne toscano, l’ultimo italiano a vestire il simbolo del primato era stato Alessandro De Marchi nel 2021. Lorenzo Fortunato della XDS Astana ha conquistato la classifica dei Gran Premi della Montagna, mentre in classifica generale il migliore è stato il 37enne della Bahrain-Victorious, Damiano Caruso, che ha chiuso al quinto posto. Il siciliano è anche l’ultimo italiano sul podio della Corsa Rosa grazie al secondo posto del 2021. Ma la vera sorpresa è arrivata dal giovanissimo Giulio Pellizzari (RedBull-BORA-hansgrohe). Partito come gregario di Roglic, si è reinventato leader e ha chiuso sesto nella generale. A 21 anni, è lui la speranza più luminosa del nostro ciclismo.

Il Giro e la sua magia eterna

In un’Italia sempre più calcio-centrica, il Giro continua a far battere i cuori. Lungo le strade si è respirata una passione autentica, viscerale. Il ciclismo resta uno sport speciale: ci fa gioire per una vittoria dopo 200 chilometri di fatica, ci fa stringere i denti insieme ai corridori, ci insegna che si può cadere, ma anche rialzarsi più forti.

Il trionfo di Simon Yates ci ricorda che nessuna sconfitta è definitiva e che, in ogni pedalata, può nascondersi la forza di un sogno che ritorna. Questo Giro non è stato solo una corsa. È stato un romanzo epico, scritto con il sudore, le lacrime e il cuore. E resterà inciso per sempre nella memoria di chi ama davvero il ciclismo.

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  • Simon Yates vincitore del Giro d’Italia: Getty Images

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