Luce e buio. Si rincorrono nelle vite degli uomini facendo a gara tra chi è più forte. Ma forse non sono altro che due facce della stessa medaglia: impossibile separarli; inconcepibile l’esistenza dell’uno senza l’altro. È iniziata da queste riflessioni la tournée teatrale Fuori dal buio, uno spettacolo di Luca Casadei, autore del famoso podcast One More Time dove racconta le vite partendo dalle cadute, dalle zone d’ombra che ci rendono tutti uguali. Dopo un primo e isolato esordio nell’autunno dello scorso anno, il nuovo tour primaverile si è concluso con grande successo lo scorso 27 maggio.
“Il mio psicologo mi ha dato un esercizio: trenta minuti supino per tornare alle radici, per capire dove, quando e per chi ho sofferto. La prima volta che l’ho fatto è stato drammatico. Dentro di me ho sentito tanto dolore, ho visto cose che mi appartenevano da tempo ma che non volevo guardare”. Inizia così il viaggio nel buio di Luca, che apre lo spettacolo della prima data di Padova – andata in scena lo scorso 14 maggio – con la voce spezzata.
D’altra parte, è proprio dagli interrogativi che nasce il suo podcast, dalla volontà di conoscersi e affrontare le paure partendo dal confronto e dal racconto di storie di successo costellate da inciampi. “Questa sera vivremo Fuori dal buio in tre atti: partiremo dal buio, per poi passare al bivio e infine alla luce, la vita, i colori. Per fare questo viaggio, oggi ho voluto portare una storia non convenzionale di una persona gentile: Andrea Presti” annuncia Casadei.
Atto primo, il buio
Culturista italiano e campione internazionale di bodybuilding, Andrea Presti si concede senza filtri alle domande di Luca, ricostruendo passo dopo passo il suo percorso di vita, levando tra il pubblico ammirazione, stupore e commozione. “Ricordare le espressioni, i visi e soprattutto le parole di quando la gente mi incontrava per strada e mi diceva che schifo per la mia fisicità – ecco il buio di Andrea, che descrive lucidamente come se tutto quello fosse ormai parte di sé, incollato e ripercorso nella sua memoria – ho provato dolore, inadeguatezza e forti sensazioni di solitudine”.
Fatica, lavoro, sacrificio e dedizione. Sono gli ingredienti che hanno portato il bodybuilder al successo, ma anche gli stessi principi insegnati fin da quando era bambino dal padre marzialista. “Essere marzialisti significa dare valore alla fatica. Il bodybuilding, invece, ha una concezione differente – spiega Presti – esiste la fatica e il sacrificio, ma la finalità non è quello che fai in palestra ma quello che porti sul palco. Alle persone che giudicano non importa quello che hai fatto prima: tu sei quello per cui ti mostri in quei pochi secondi di esibizione. Nelle arti marziali, invece, l’obiettivo è la fatica e devi trasmetterla per dare valore a quello che fai”.
Ed è per questo che Andrea inizia ad allenarsi solo dopo la morte del padre, da sempre contrario a questo stile di vita. “Ho avuto una ribellione personale forte verso la figura di mio padre. Così grande da non reputarlo degno del mio dolore. Quando se ne è andato ho sentito un forte senso di liberazione, ma ho avuto anche un senso di colpa incredibile per questo. – continua Presti – Oggi però, non solo l’ho perdonato, ma l’ho anche compreso”.

Il bivio
Poi arriva il bivio. “Quando per la prima volta ho comunicato di voler fare questa scelta, nessuno mi ha compreso davvero. Non è stato facile. Mia madre stessa ha cercato di dissuadermi spaventandomi. Ma poi ho incontrato una persona che mi ha fatto capire che tutto quello che per me era una dimensione parallela era in realtà vera: il mio attuale coach, Mauro. È stato l’unico a credere in me, senza volere niente in cambio” racconta Andrea senza più riuscire a trattenere l’emozione.
Una condizione fisica estrema dunque quella del culturista, per la quale ha dovuto subire spesso critiche e umiliazioni soprattutto sui social, tra bodyshaming e bullismo. Ma è proprio online che ha potuto però confrontarsi con le storie e le vite degli altri.
“Un giorno mi scrive una ragazza, dicendomi che aveva il piacere di incontrarmi. Quando arriva nel mio studio capisco la gravità della situazione. Era talmente magra da non riuscire a deambulare da sola. Ci sediamo e inizia a parlare. Mi dice che noi due in comune condividevamo una situazione di estremità. Come io non mi vedevo mai abbastanza grosso, lei non si sentiva mai come voleva. Non so dire di preciso quanto tempo passò da quell’incontro, ma un giorno la madre mi chiamò e mi disse che la figlia era morta. Fu una botta emotiva molto forte”.

La luce
Infine, la luce. “La mia luce ora è figlia del lavoro e della fatica. È il risultato sportivo più importante al Mister Olympia, ma è una conseguenza di qualcosa che avrei fatto comunque. Avrei vissuto il bodybuilding in questo modo a prescindere da qualsiasi risultato. Il mio ritiro è però vicino. Non perché abbia perso la passione, ma perché devo fare i conti con la realtà” conclude Presti.
E accanto al desiderio di diventare padre, ammette infine di non avere dimestichezza con i sentimenti, levando tra il pubblico una risata collettiva. “Sono un disastro. Ho imparato a…no, non è vero non ho imparato. Non ho un grande spirito di romanticismo ma sono presente, riesco a infondere negli altri una grande sicurezza”.
A cura di
Cecilia Vania
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