When you believe in things that you don’t understand
Stevie Wonder, Superstition
Superstizione: dal latino “stare sopra”. La superstizione è un atto di fede, una forma di accettazione cieca di ciò che razionalmente non si è capaci di comprendere in quanto “sta sopra” l’ordine delle cose. A UniBo, la superstizione s’intreccia con la tradizione secolare della più antica università del mondo occidentale, “determinando” le sorti accademiche di migliaia di giovani matricole ogni anno.
Lo Studente UniBo, ossia chi si è già immatricolato, ha trovato casa in Bolognina e aspetta solo di cominciare le lezioni (Studente 1); oppure chi non si è ancora immatricolato e non sa ancora se troverà un posto letto in doppia o se dovrà piantare una tenda in Scaravilli insieme agli attivisti contro il caro affitti (Studente 2)…dicevo, lo Studente UniBo, deve imperativamente conoscere e osservare le tre Regole del Bo-Ton:
– Non completare la salita della storica Torre degli Asinelli;
– Non attraversare la simbolica Piazza Maggiore in diagonale;
– Non percorrere la salita fino al Santuario della Madonna di San Luca sotto il lungo porticato.
La violazione anche solo di uno di questi comandamenti tramandati oralmente comporta la massima pena di non laurearsi.
Una lecita domanda da porsi sarebbe: ma perché? Perché non posso salire su una delle torri simbolo della città? (in questo momento storico la risposta viene da sé, o meglio, dallo stato di pendenza e di fragilità della torre sua gemella, la Garisenda) Perché una mattina non mi posso alzare e decidere di attraversare Piazza Grande in obliquo? E perché non posso salire fino a San Luca sotto i portici, ma se piove per un tratto mi devo pure infradiciare? Semplice, sento spesso rispondere, perché porta sfiga! E perché porta sfiga? Ah boh!
“Ah boh”, bel modo di lavarsene le mani quando si cerca di spiegare superstizioni che abbiamo interiorizzato senza nemmeno averle veramente comprese. Io per molto tempo ho creduto a questi “ma porta sfiga”, ho creduto a quello che “sta sopra” senza chiedermi quale fosse il fondamento razionale che “sta dietro”. Scrivere questo articolo mi ha dato l’opportunità di viaggiare nel tempo fino al lontano 1200 e trovare un senso a queste storie, anche se queste storie un senso sembrano non averlo.
Altro che leggende metropolitane
Dietro le tre Regole del Bo-ton c’è tutt’altro che la sfortuna; c’è un bagaglio pieno di storia, tradizione e cultura che ci riportano alla Bologna medievale.
La sfortunata salita sulla Torre degli Asinelli
Sfatiamo il primo mito: completare la salita della storica Torre degli Asinelli porta sfiga. Salire i 498 gradini della scala che porta in cima alla Torre degli Asinelli non significa sfidare la sorte, ma piuttosto sfidare la tenuta dei propri polpacci e la resistenza del proprio fiato, nulla di più. Da dove nasce quindi questa leggenda metropolitana? Probabilmente questa superstizione è legata alla simbologia della torre in epoca medievale.
La Torre degli Asinelli fu eretta, si crede, grazie ai finanziamenti della Grancontessa Matilde di Canossa per ragioni difensive. Dopo la morte della Grancontessa, venne istituito, nel 1116, il Comune di Bologna e la costruzione un tempo pubblica venne acquistata dalla famiglia Asinelli e divenne il simbolo del prestigio e della ricchezza della famiglia. In quest’ottica simbolica, si può ipotizzare che salire sulla torre, simbolo di potere e prestigio, senza aver ancora ottenuto la laurea, possa essere reputato come un atto di presunzione e quindi un brutto presagio.
Piazza Maggiore e la mossa dell’alfiere
Anche per la seconda leggenda mi rifaccio alla cultura medievale, in particolar modo alla relazione tra microcosmo e macrocosmo e ai valori di armonia, ordine ed equilibrio. La filosofia medievale riconosce una dualità del cosmo creato da Dio a sua immagine e somiglianza: microcosmo e macrocosmo. Il microcosmo, ossia l’uomo, viene percepito come una riproduzione in miniatura dell’universo, e la natura assume la valenza di uno specchio in cui si riflettono l’ordine e l’armonia divini. In sintesi, ordine, armonia, equilibrio e razionalità sono l’impronta di Dio e legano il microcosmo, uomo e opere dell’uomo, al macrocosmo.
Tornando per un istante al 2025, in quest’ottica simbolica, attraversare la piazza, cuore pulsante di una collettività e simbolo del loro patto sociale, in diagonale significherebbe rompere gli schemi e le convenzioni sociali (come banalmente camminare dritto invece che in diagonale) del microcosmo che si riflettono nel caos dell’universo. Se a farlo è uno studente, il disordine creato nel microcosmo si potrebbe riprodurre anche a livello del macrocosmo, generando forze di sventura che si potrebbero abbattere sul non ancora laureato. Questa è una delle tante versioni che tentano di spiegare questa credenza demodé, già tramontata con Ariosto che aveva ben compreso che il mondo, e l’uomo con esso, sono caos e follia.
Il serpente di San Luca
Terzo e ultimo mito da demolire: percorrere la salita fino al Santuario della Madonna di San Luca sotto il lungo porticato porta iella. Il portico di San Luca è ritenuto uno dei più lunghi al mondo: costituito da 666 arcate, si snoda per quasi 4 chilometri sui colli bolognesi e porta al Santuario della Madonna di San Luca. Secondo l’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, il numero 666 è il numero della Bestia, ossia il numero del Diavolo o dell’Anticristo, un numero demoniaco. In più, il porticato ricorda in parte un serpente sinuoso, simbolo del peccato e della tentazione dal libro della Genesi.
La simbologia cattolica sembra etichettare il porticato di San Luca come diabolico, se non fosse che questo rettile lungo 4 chilometri giunge ai piedi del Santuario dedicato alla Madonna, che proprio nelle Sacre Scritture aveva trionfato sul Diavolo schiacciandolo.

Et voilà, in poche righe, alcune interpretazioni sull’origini storiche delle superstizioni che tormentano gli studenti felsinei da decenni. Non ho la certezza di non aver annoiato nessuno, ma spero di aver almeno stuzzicato la vostra curiosità, perché il miglior antidoto per abbattere le barriere della superstizione è la curiosità. Coltiviamola.
A cura di
Alessia Bandini
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Sono laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna. Sono una romagnola doc che ama la sua terra d’origine con la sua musica popolare e la sua invidiabile tradizione culinaria. Ah si, dimenticavo: mi piace scrivere di qualunque cosa mi incuriosisca, soprattutto se si tratta di arte, cultura e storia.