Repubblica in vetrina. E nella vita?
Il 2 giugno l’Italia celebra la nascita della Repubblica. Una data simbolica, che affonda le sue radici nel referendum istituzionale del 1946 e che ancora oggi rappresenta un momento di unità, memoria e identità collettiva. Ma cosa significa davvero essere cittadini di una Repubblica democratica? E cosa possiamo fare, ogni giorno, per onorarne i valori?
La storia di una scelta epocale
Tra il 2 e il 3 giugno 1946, gli italiani furono chiamati a decidere il futuro del Paese all’uscita dalla guerra e dalla dittatura. Il referendum mise gli italiani di fronte due opzioni: monarchia o repubblica. A votare fu l’89% degli aventi diritto, e per la prima volta furono coinvolte anche le donne, in un esercizio di democrazia mai visto prima in Italia.
La Repubblica ottenne il 54,3% dei consensi e il 18 giugno, dopo giorni di contestazioni e incertezze, la Corte di Cassazione ne proclamò ufficialmente la nascita. Lo stesso giorno furono eletti i membri dell’Assemblea Costituente, che avrebbero dato vita alla Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Da allora, il 2 giugno è diventato il giorno della Festa della Repubblica, istituita formalmente nel 1949. Ogni anno, Roma ospita una cerimonia solenne: la deposizione di una corona d’alloro al Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica e la tradizionale parata militare lungo via dei Fori Imperiali.
Repubblica cercasi, anche dopo la parata
Ma è necessario che la celebrazione di questa festa, vada oltre la ritualità. Se da un lato il 2 giugno rappresenta un momento di memoria collettiva, dall’altro è lecito chiedersi se basti una giornata all’anno per ricordare e valorizzare i principi della Repubblica. Libertà, giustizia, uguaglianza, partecipazione: sono questi i pilastri su cui si fonda la nostra Costituzione. Ma quanto sono realmente vissuti nella quotidianità?
Molti cittadini, i più giovani in particolare, oggi faticano a sentire la Repubblica come qualcosa di vicino e tangibile. I simboli spesso restano confinati alla retorica ufficiale, alle cerimonie che si percepiscono distanti, e il senso civico sembra affievolirsi di fronte a disillusione e sfiducia.
La domanda sorge spontanea… cosa potremmo fare di più? Valorizzare la Repubblica non significa solo sventolare la bandiera il 2 giugno o un qualsiasi altro giorno. Significa coltivare tutti i giorni una cittadinanza attiva e consapevole. A partire dalla scuola, dove l’educazione civica dovrebbe smettere di essere confinata come materia marginale o meramente teorica, ma dovrebbe al contrario assumere un ruolo centrale e diventare un’occasione concreta per avvicinare i giovani ai meccanismi della democrazia e del vivere comune. È fondamentale inoltre promuovere iniziative sul territorio durante tutto l’anno: giornate dedicate alla Costituzione, incontri pubblici, momenti di riflessione sui valori repubblicani e sulla storia democratica del nostro Paese.
La memoria può essere custodita e trasmessa anche attraverso la valorizzazione dei luoghi simbolo, dai palazzi delle istituzioni ai monumenti della Resistenza, che andrebbero resi più accessibili, soprattutto per le nuove generazioni, come spazi vivi e partecipati. Allo stesso tempo, è importante incentivare la partecipazione giovanile nella vita pubblica, offrendo occasioni di confronto, strumenti di consultazione civica e opportunità di volontariato che alimentino il senso di appartenenza e di responsabilità.
La Repubblica viene spesso percepita come un’entità astratta, ma non lo è. È il volto dei cittadini che la abitano, è il risultato delle scelte collettive, è la garanzia dei diritti e delle libertà. Il 2 giugno ci ricorda da dove veniamo, ma soprattutto ci chiede di riflettere su dove vogliamo andare.
In questo contesto, festeggiare la Repubblica non è solo un atto di memoria: è un’assunzione di responsabilità. Perché la vera celebrazione, la più autentica, si misura nell’impegno quotidiano a costruire un’Italia più giusta, più inclusiva, più consapevole. Non solo il 2 giugno. Tutti i giorni.

Aurora Forlivesi
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